Iniziazione cristiana: una Chiesa che genera e rigenera se stessa
L’intervento del vescovo Carlo durante il rito del mandato ai catechisti, nell'ultimo giorno della 4 giorni di formazione dedicata a catechisti ed operatori pastorali che si è tenuta a Romans d'Isonzo
03-09-2015

Conosciamo tutti molto bene il brano di Vangelo che abbiamo appena ascoltato e sappiamo che l’episodio non si conclude al punto a cui il diacono si è fermato. C’è poi l’invito allo sconosciuto da parte dei due discepoli a restare a cena perché ormai è tardi, il riconoscimento di Gesù Risorto allo spezzare del pane, il ritorno precipitoso dei due a Gerusalemme, il racconto agli apostoli e il narrare a loro volta dell’apparizione a Simone, poi il Risorto che appare in mezzo a tutti, il suo cibarsi di pesce, le sue ultime consegne con la promessa del dono dello Spirito e l’ascensione. Tutto in quel pomeriggio e sera del giorno di Pasqua. L’interruzione dell’episodio è voluta, perché ci permette di riflettere su Gesù che fa il catechista nei confronti dei due suoi compagni di cammino. Si dice infatti: «E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui».

Due sono gli elementi importanti. Anzitutto che Gesù parta dalle Scritture. Poteva spiegare la sua persona, il suo ministero, la sua morte e risurrezione prendendo avvio da considerazioni di carattere religioso o filosofico, invece si riferisce alla Scrittura. Perché? Perché la Scrittura, la Bibbia è la rivelazione di Dio. Che tipo di rivelazione? Una rivelazione dentro la storia, la vita umana. La Bibbia non è, infatti, una raccolta di verità religiose, di precetti morali, di formule di preghiera. La Bibbia è vita. Vita concreta, reale.

Se portate la Bibbia al naso sentirete odore di profumo, di sangue, di sudore, di saliva, di pane, di pesce, ecc. Se la accostate all’orecchio ascolterete canti di gioia, pianti disperati, grida di odio, lamenti di dolore, rumori di battaglia, voci di bambini, rombi di tuono, fragore di onde, ecc. Se la mettete davanti agli occhi vedrete deserti sconfinati, villaggi tranquilli, campi di battaglia, volti di gioia, visi stravolti, persone esultanti, schiavi in catene, messaggeri che corrono, re trionfanti, ecc. Se la portate alla bocca gusterete il sapore del latte e del miele, la fragranza del pane, il piacere del vino, ecc. E se, infine, la portate sul cuore, proverete emozioni di gioia, tremori di paura, angosce di morte, fremiti di odio, battiti d’amore, ecc. La Bibbia è vita, la nostra vita. E dentro questa vita la Parola, il Figlio, si è fatto carne, della nostra carne.

Un mio grande professore di Bibbia – il card. Ravasi – ci diceva spesso a lezione: “ragazzi, nella Bibbia c’è tutto”. Sì, perché ci siamo noi con la nostra umanità e c’è Dio che si è “impastato” con noi, è diventato uomo. Comprendiamo quindi che tutto si riferisce a Lui, a Gesù, ed è il secondo elemento: «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui». Ma che cosa nella Bibbia non si riferisce a Lui? Che cosa non si riferisce a noi? Tutta la Parola dice di lui e di noi.

Stasera, al termine dei tre giorni in cui avete ascoltato, parlato, riflettuto, pregato, con partecipazione ed entusiasmo, sono chiamato a darvi, a nome della diocesi, il mandato. Quale mandato? Quello di essere insegnanti preparati, educatori affascinanti, esperti nella dottrina cristiana, maestri integerrimi di morale? Tutte cose importanti… Vorrei però darvi il mandato di essere donne e uomini impregnati della Parola. Gente che pur nel proprio limite, nelle proprie fragilità, nelle proprie stanchezze, sa di Vangelo, profuma di Vangelo, trova nel Vangelo ciò che esprime le proprie emozioni, i propri sentimenti, le proprie idee, i propri sogni, … che non possono che essere le emozioni, i sentimenti, le idee, i sogni di Gesù. Perché è Lui la Parola.

Come è possibile? C’è solo un modo: farsi compagni di Gesù, ogni giorno; nutrirsi della sua Parola ogni giorno; ascoltarlo ogni giorno. Ho detto “farsi compagni di Gesù”: non è così perché in realtà è Lui che si fa compagno nostro. Solo che tante volte non lo riconosciamo. Non lo riconosciamo perché non apriamo il Vangelo, ma anche perché non lo vediamo nella Parola che ogni giorno ci è data nei piccoli e grandi avvenimenti, nelle persone note o sconosciute che incontriamo. Del resto si deve aprire il Vangelo per meditarlo e pregarlo ma solo per imparare poi a riconoscere Gesù nella vita quotidiana, nel volto del marito o della moglie, del figlio o del nipote, del collega o del passante occasionale e – perché no? anzi prima di altro – in quello dei bambini, ragazzi e adolescenti che vi sono affidati.

Un piccolo aiuto che quest’anno ho deciso con i miei collaboratori di offrire a tutta la diocesi – e in questo consiste sostanzialmente la lettera pastorale – sarà una lectio dell’intero Vangelo di Luca. Sono certo che i catechisti, gli educatori, gli animatori lo faranno oggetto di preghiera anzitutto personale ogni giorno. Probabilmente molti di voi già meditano quotidianamente il Vangelo o un libro della Bibbia. A chi vorrà iniziare dico soltanto che se per un po’ si è fedeli, diventerà qualcosa di cui non potrete più fare a meno (se posso fare una piccola confessione in pubblico, quando per mia pigrizia salto la lectio mi sento per tutta la giornata a disagio, come se avessi dimenticato di mettermi la camicia o le scarpe…). E la gente che vi incontrerà – a cominciare dai vostri ragazzi – sentirà avvicinandosi a voi profumo di Vangelo, incontrerà gente innamorata di Gesù, gente che a nome di Gesù si farà loro compagno di viaggio.

Non importa se ci si sente inadeguati, deboli, fragili, scoraggiati, … il Signore attraverso la sua Parola può fare grandi cose. Ce lo ha detto tramite il profeta Isaia: «Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi». Sia così per tutti voi.

† Vescovo Carlo