Presentazione della IV indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica

Monday 24 April 2017

Venerdì 28 aprile, alle ore 17.00, presso la Sala della Torre della Fondazione Cassa di Risparmio a Gorizia, verrà presentata agli insegnanti di religione della Diocesi e a tutti gli interessati la IV indagine nazionale sull’IRC, a trent’anni dall’entrata in vigore (1986) delle nuove norme previste per la scuola dalla revisione del Concordato, fra le quali la facoltatività dell’ora di religione.  L’indagine, che prosegue l’analisi di un percorso già oggetto di tre ricerche precedenti (Una disciplina in cammino, 1991; Una disciplina al bivio, 1996; Una disciplina in evoluzione, 2005), è stata promossa dall’Istituto di Sociologia dell’Università Pontificia Salesiana e dai seguenti uffici della CEI: Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica, Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università, Centro Studi per la Scuola Cattolica.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un testo dal titolo “Una disciplina alla prova”, presentato a Roma il 17 gennaio con l’intervento di Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, secondo cui qualcuno avrebbe preferito intitolare il volume una “disciplina sotto processo”, mentre i dati  evidenziano che “l’IRC ha retto bene alla prova della facoltatività”.

Destinatari dell’indagine sono stati, da un lato, 2.982 insegnanti di religione, raggiunti tramite un questionario on line, dall’altro, 20.382 studenti di 7 diocesi (Novara, Verona, Forlì, Siena, Roma con 2 distinti campioni di scuola statale e cattolica, Cagliari e Acireale). I questionari per gli studenti erano rivolti a verificare le conoscenze religiose acquisite in 5 diversi momenti della loro carriera scolastica (quarta primaria; prima media; prima, terza e quinta superiore). Pur non trattandosi per quanto riguarda gli studenti di un campione rappresentativo a livello nazionale, la numerosità dei rispondenti e l’ampiezza dei questionari, con 50 domande a risposta chiusa più alcune domande personali per incrociare le principali variabili, permettono di proporre interessanti riflessioni sugli effetti dell’IRC nella scuola italiana e, più in generale, sulle conoscenze religiose di bambini e ragazzi. Da sottolineare che non tutti i cosiddetti avvalentisi dichiarano di appartenere alla religione cattolica: se nelle scuole primarie si dice cattolico il 90%, nelle scuole superiori percentuali oscillanti tra il 15 e il 30% sentono di non appartenere a nessuna religione e la quota di studenti di altra religione che si avvale dell’IRC si colloca nei diversi contesti fra il 2 e il 6%. Elevato l’apprezzamento per l’ora di religione: su una scala da 1 a 10, varia da una media del 9 nelle primarie fino al quasi 8 delle superiori. Le conoscenze migliori si rilevano in campo biblico ed etico-antropologico, mentre maggiori criticità emergono sugli aspetti teologico-dottrinali, linguistici e storici.

I docenti di religione cattolica sono in gran parte laici (96% nella scuola statale, 65,7% nella cattolica), il 78%  sono donne, meno della metà sono di ruolo nella scuola statale, ma più della metà valuta la propria esperienza professionale pienamente soddisfacente e l’86,9% non intende abbandonare questo insegnamento. In grandissima maggioranza i docenti interpellati, che spesso ricoprono nella scuola ruoli aggiuntivi, ritengono che la trasformazione di scuola e società in senso multiculturale e multireligioso favorisca il dialogo e l’apertura alla diversità.

A fronte di dati per molti versi incoraggianti, Giuseppe Mari, ordinario di pedagogia alla Cattolica di Milano, uno dei relatori intervenuti alla presentazione a Roma, afferma provocatoriamente: “Il dato dei 14enni che si dichiarano in larga maggioranza cattolici non è coerente con quello dell’effettiva pratica religiosa. I quattordicenni dichiarano di avvalersi dell’insegnamento della religione perché cattolici. Eppure sappiamo che non frequentano le chiese, non sono praticanti. Viene da chiedersi sul piano dei contenuti cosa stiamo trasmettendo.”

L’obiettivo dell’incontro organizzato a Gorizia sarà proprio quello di attivare un dibattito nel confronto fra i dati emersi dall’indagine e l’esperienza concreta di insegnanti ed educatori. L’invito non è rivolto solo ai docenti di religione ma a chiunque abbia a cuore l’educazione delle nuove generazioni e, in particolare, a tutti gli insegnanti, perché, come dicono gli estensori del volume, alcuni risultati dovrebbero preoccupare anche i docenti di storia e di italiano, visto che solo poco più del 40% degli studenti dell’ultimo anno delle superiori sa che Galilei era cattolico, e poco più di un quarto individua il corretto significato del termine secolarizzazione.

Gabriella Burba